IL MOMENTO GIUSTO PER I PRIMI ASSAGGI

Qual è il momento giusto per iniziare a offrire al tuo bimbo qualcosa di diverso dal latte?

Su questa semplice domanda intorno a molte mamme si scatena il finimondo!

Chi ci dice 4 mesi, chi ci dice 5, chi ci dice 6… ma insomma, ci sarà un’indicazione concreta a cui affidarsi?

Se chiediamo alle nostre mamme, che si sono poste lo stesso quesito 30 o 40 anni fa, loro spesso ci rispondono 3 mesi o giù di lì. Eppure oggigiorno sono (fortunatamente) poche le volte in cui si dice ancora 3 mesi. Ma i bambini di oggi fisiologicamente sono tali e quali a quelli delle generazioni precedenti. Come mai allora le indicazioni attuali sono cambiate?

Se proviamo allora a chiedere alle nostre bisnonne, se abbiamo la fortuna di averle ancora con noi, allora la faccenda potrebbe essere diversa. Infatti in Italia, prima delle guerre mondiali, non esistevano ancora i “cibi per l’infanzia”, e i bambini italiani erano svezzati a pancotto o variazioni regionali sul tema. Poi è arrivato il benessere, l boom economico, i prodotti industriali che promettevano di essere “perfetti”, “igienici”, controllati, e quasi quasi migliori di quella roba naturale che veniva (a scopi commerciali spesso) associata alla fame e alle difficoltà di una società povera quale la nostra nei secoli passati. Carosello ha fatto un sacco di danni!

All’epoca per esempio c’era la preoccupazione che i bambini avessero carenze nutrizionali, giustificate in molti contesti sociali dalla  scarsità di cibo sano dovuta all’indigenza e/o alla vita nelle città dove i prodotti (soprattutto quelli freschi e agricoli) devono arrivare dopo un trasporto, stoccaggio, deposito che li depaupera di molti preziosi componenti (pensate a cosa poteva succedere quando non esistevano ancora i camion-frigorifero!). Per esempio, una delle principali preoccupazioni era quella della carenza di vitamina C e di Ferro. Per questo motivo spesso si diceva alle mamme di iniziare a svezzare un bambino di 3 mesi dandogli da subito la spremuta di arancia!!! Cosa che oggi ci fa inorridire…

In tempi più recenti, la rivoluzione industriale che obbligò le donne a separarsi dai loro figli precocemente, l’arrivo dei primi cibi liofilizzati o omogeneizzati, e una corrente “pedagogica” che sosteneva la separazione precoce dalla mamma, ha introdotto la moda o la necessità di togliere il seno presto ai bambini e di dargli o fargli dare da qualcun altro qualcosa che fosse il più possibile simile al latte, cioè a un liquido, dato che a 3 o 4 mesi non sono in realtà ancora pronti per cose diverse.  Ecco quindi la “ricetta” classica dello svezzamento all’italiana del XX secolo: il brodo vegetale con omogeneizzato e liofilizzato di carne, l’onnipresente parmigiano, e un cucchiaino di olio EVO. In molti altri Paesi del mondo, con le relative variazioni culturali, si è proposto un cibo semiliquido simile fin dai 4 mesi.

Qualche anno fa però, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a seguito delle pressioni dei professionisti della salute e dell’evidenza scientifica che si andava accumulando, ha voluto fare un po’ di chiarezza e finalmente esporsi sul tema. Ha quindi incaricato un pool di grandi esperti mondiali, affinché studiassero l’argomento e quello che la scienza fino ad oggi ha dimostrato, per dirci qual è il momento vero giusto per i piccoli esseri umani. Questo lavoro ha tenuto impegnato il pool per diversi anni, fino a che finalmente ecco il verdetto!

Il momento giusto è quando il bambino compie sei mesi.

Cioè a 6 mesi finiti.

Perché mai?

Sintetizzando al massimo, perché per la stragrande maggioranza dei bambini prima di quella data non c’è alcun vantaggio a introdurre cibi solidi, ma piuttosto si espone il bambino a molteplici rischi.

Infatti, generalmente prima dei 6 mesi compiuti, i bambini non sono pronti neurologicamente e fisiologicamente a mangiare altro che il latte materno (o adattato in sua assenza). Non hanno ancora maturato i riflessi necessari, non sono in grado di gestirlo, e non possono digerirlo al meglio senza affaticare e eccessivamente il sistema gastrointestinale e i reni immaturi.

La pappa solida introdotta troppo presto e senza guardare ai veri segnali che ci dicono che quel bambino è pronto difficilmente è ancora un pasto completo, e anche quella “completa” di solito ha un contenuto calorico e di nutrienti INFERIORE al latte materno. Stiamo quindi togliendo un cibo perfetto, e stiamo dando qualcosa di inferiore e potenzialmente carente a un bambino ancora in rapida crescita e che necessita di sostanze particolari per il suo ottimale sviluppo.

Per ultimo, ma non in ordine di importanza, un introduzione precoce è associata a una fine anticipata dell’allattamento.

Come madre poi, non posso dimenticare l’aspetto pratico, legato allo svezzamento, che introduce per una donna un lavoro in più che prima non era costretta a fare.

Iniziare coi cibi solidi al momento in cui il bambino è pronto significa non togliergli nulla di ciò di cui necessita, agevolare il passaggio e renderlo più facile e piacevole – anche per noi adulti! -, saltare a piè pari la fase pappa liquida-omogeneizzati-liofilizzati, e dare direttamente i cibi che mangiate voi, con notevole risparmio di tempo e di denaro.

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