Quando camminerà? La fretta di diventare grandi

La fretta di diventare grandi – Subito in piedi –

Vedere il proprio bambino camminare è vero è una grande gioia, e inoltre ci da un senso di sicurezza perché sembra già grande, autonomo e sano. Stare in piedi è una tappa che segna un momento importante, il bambino porta nel mondo attraverso la verticalità la sua presenza, come se dicesse: eccomi, questo sono io!

Ma proprio in virtù di questa autonomia appena conquistata, è importante che il piccolo ci arrivi con i giusti strumenti. A volte il desiderio di vederlo “già grande” può rischiare di far accelerare un percorso che invece avrebbe bisogno di essere rispettato in ogni suo passaggio perché tutte le fasi sono essenziali per la crescita.

Possiamo immaginare allora lo sviluppo come una spedizione verso la scoperta di nuove terre: il bambino è l’esploratore che attraversando i diversi livelli di esperienza crea la mappa neuro-senso-motoria che lo aiuta a orientarsi nell’interazione e nella conoscenza della vita stessa.

I temi fondamentali propedeutici (cioè che preparano) all’esperienza dello stare in piedi sono la relazione con la forza di gravità, la stabilità e la mobilità, il senso del peso (sentirsi nel corpo, attraverso la basilare sensazione di pesare), la relazione con lo spazio e le connessioni tra gli schemi motori con l’esperienza sensoriale ed emotiva.

Ma facciamo un passo indietro. Da dove viene il bambino? Cosa ha sperimentato prima di nascere?
Quando nasce il bambino ha già nove mesi di vita e di esperienza accumulate…
L’esperienza della nascita segna il passaggio da un’ambiente ad un altro con caratteristiche molto diverse.

L’ utero è caratterizzato dalla presenza del liquido amniotico e fa sentire il feto sostenuto e avvolto. Dopo la nascita invece ecco che c’è una relazione tra il neonato e l’aria, una novità totale. L’ambiente cambia completamente: non è più un fluttuare nelle dolci acque materne, ma è l’impatto con il peso, con la terra e la sua attrazione gravitazionale. Come ci si comporta? La natura provvede, però è importante conoscere questo aspetto, esserne consapevoli,  prendersi cura di questo passaggio delicato e saper osservare quello che serve in questa fase.

Il primo tema che voglio affrontare in questo articolo è la relazione con la forza di gravità.

Forse non è comune sentir parlare di questo argomento relativamente ai bambini, ma per quanto riguarda il mio lavoro, il poter lavorare sul tono (muscolare) che è il nostro modo di rispondere alla forza di gravità è uno dei punti cardine per sostenere il concetto del ‘bonding’, cioè del legame di attaccamento madre (e padre)-bambino.

Cedere alla gravità significa entrare in relazione al sostegno (ambiente – madre) contrastare la gravità significa separarsi, andare via- . Sono due movimenti fondamentali anche per la mente dell’uomo, ed è attraverso l’esperienza di queste due qualità che si contribuisce a formare il tessuto relazionale.

Il neonato a contatto con la terra acquisisce l’esperienza della stabilità grazie alla forza di gravità. Attraverso questa esperienza il piccolo apprende la presenza di una base sicura (bonding con la terra) che lo sostiene sia quando è sulla pancia che sulla schiena o su entrambi i fianchi; per questo è fondamentale fin da subito fargli sperimentare tutte le possibilità di appoggio: se c’è la stabilità, ovvero un luogo sicuro dove appoggiarsi, allora si può dare avvio alla sperimentazione del movimento.

Nei laboratori, facciamo osservazione di come il neonato si rapporta alla forza di gravità e come evolve settimana per settimana il suo rapporto man mano che le sue competenze psicomotorie maturano – e come possiamo seguirlo col gioco e il movimento.

La prossima volta vi parlerò dell’importanza dello stare in alcune posizioni particolari, ma se venite a Cresciamo insieme, lo vedremo direttamente e praticamente coi vostri bambini.

Roberta Bassani

Danza terapeuta ATI-APID , Educatrice del movimento in età evolutiva BMC, conduttrice del laboratorio del mercoledì  “Cresciamo insieme”

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