SEI NELL'AREA TEMATICA ‘0- 4 ANNI’

Nel post parto spesso le mamme si dedicano poco a loro stesse.

A volte non usiamo la postura giusta, non siamo capaci a usare (o usare bene) una fascia, ci riposiamo poco, o abbiamo avuto poco tempo per pensare a come è andato il parto. A volte il parto stesso ha lasciato strascichi fisici (punti, emorroidi, ecc) o emotivi, se non è andato come ci si aspettava.

Per due giovedì consecutivi avremo con noi Ivana Arena, ostetrica di libera professione autrice anche del libro “Dopo un cesareo” e del film “Nascita… non disturbare”.

Con Ivana parleremo del parto, di come è andato, e del post parto, e impareremo anche dei semplici esercizi da fare insieme ai bambini, per riprendere un po’ di attività fisica e alleviare o risolvere alcuni dei più comuni fastidi del post parto.

Conduttrici  degli incontri:  Ivana Arena, ostetrica, mamma, autrice del libro “Dopo un cesareo”, Ed. Bonomi, e del film “Nascita… non disturbare” – e Martina Carabetta, IBCLC, mamma, autrice del libro “Allattamento e coccole”, Bruno editore.

I bambini naturalmente sono i benvenuti!

Ogni incontro costa 20,00 €

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DOMENICA 25 NOVEMBRE ORE 16.00

LABORATORIO PER BAMBINI 1 – 3 ANNI


MIAUU E LA GRANDE SCATOLA  di Sebastian Braun

Q u a n t e s c a t o le !!

Ma a che  s e r v e  u n a  s c a t o la ? ……

S e  n e  b u t t a n o  t a n t e ……

e n o i  le  r e c u p e r ia m o !!!!!!

Scatole… scatole… scatoloni!!

Cosa potrà mai diventare una scatola?
Miauu ci accompagnerà in questa scoperta per poi seguirci durante il
laboratorio di gioco e pittura con i cartoni.


Laboratorio tenuto da Aurora Mascheretti, attrice,
educatrice, specializzata in arteterapia e editoria per  l’infanzia


Venite con vestiti comodi e pitturabili


Quando: domenica 25 novembre 2012
Orario: 16.00 – 17.30
Chi: bambini accompagnati da 1 a 3 anni
Costo: 10,00 euro


Posti limitati, prenotate presto!

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Sia in gravidanza che dopo il parto, molte mamme si chiedono se i cosmetici che usano siano sani o contengano sostanze poco consigliabili. Non è facile districarsi tra nomi impronunciabili e sigle misteriose.

Dato che tutto quello che usiamo per la detersione e l’idratazione della nostra pelle (e quella dei nostri bambini) viene più o meno assorbita dal corpo, diventa importante scegliere prodotti che siano quanto più possibile sani e atossici.

Molte persone hanno deciso di autoprodurre da sè quello che usano in famiglia. In questo modo possono non solo controllare cosa usano, ma anche -incredibile ma vero- di solito si risparmiano molti soldi!

Se l’argomento vi interessa, vi suggerisco di leggere questo articolo: http://www.greenme.it/consumare/cosmesi/2521-gli-ingredienti-piu-tossici-contenuti-nei-cosmetici

Se ora vi interessa ancora di più, vi invito a venire al laboratorio teorico e pratico con Maura Gancitano, scrittrice e mamma esperta di questi argomenti, autoproduttrice di cosmetici, che sabato 27 aprile tornerà col laboratorio pratico per parlarci delle alternative proposte dalla cosmetica naturale, di come scegliere i cosmetici da usare sui bimbi (detergenti, idratanti, paste protettive, salviette umidificate) e sulla mamma, sia in gravidanza che dopo il parto.
E nel laboratorio impareremo insieme come fare in casa praticamente tutto il necessario in modo semplice ed economico.Autoprodurremo in diretta alcuni cosmetici tra i più utilizzati da mamme e bimbi:
– oleolito di calendula             – tintura madre di calendula
– pasta all’ossido di zinco      – pomata lenitiva
– olio antismagliature             – olio per il perineo

I “prodotti” del laboratorio saranno poi divisi tra le partecipanti per portarli a casa!

Potrete anche acquistare in anteprima il suo nuovissimo libro La cosmesi naturale per mamma e bambino, ed. Il Leone Verde!

Se ti piace questo laboratorio, chiamaci subito per iscriverti! I posti sono limitati. La durata del laboratorio è di due ore e costa 15 euro.

Naturalmente puoi portare con te i tuoi bambini!!

Tutte le info le trovi qui: https://www.facebook.com/events/393603304049116/

http://www.latteecoccole.net/?p=1408

Diciamoci la verità, quando diventiamo genitori molti di noi vengono colpiti da una patologia ossessivo-compulsiva che in altri momenti della vita vedrebbe le persone che ci vogliono bene trascinarci più o meno di corsa da “uno veramente bravo” 🙂
La fissazione sulla cacca del pupo!!!
Adulti per il resto perfettamente sani di mente, diventano feticisti del pannolino.
Decine di telefonate tra mamme, nonne, zie, amiche del cuore, nelle quali si disserta della sfumatura di giallo o di verde…
Per non parlare della “letteratura mammesca”, quella in cui ogni segreto più puzzolente (è proprio il caso di dirlo…) viene svelato.
E se il pupo non fa la cacca?
TRAGEDIA!!!!!!
Poi, come al solito, se la mamma ha anche l’impudenza di allattare, ogni pannolino viene esaminato perché sicuramente ci dice qualcosa che regolarmente non va proprio nell’allattamento (come al solito…)!
Ragazzi, diamoci una regolata! La cacca dei neonati merita davvero tutta questa attenzione?

Prima o poi, quello che è entrato, deve uscire.

Davvero tutte le volte che fa – o non fa – la cacca, è il segnale di qualcosa che non funziona nell’allattamento o nel latte di mamma? I neonati quando nascono devono imparare a fare un sacco di cose che nell’utero non servivano, perché le cose lì dentro funzionavano in modo totalmente differente. Alla nascita, tra le varie novità, c’è pure quella di dover evacuare. Ma se non l’ha mai fatto, il nostro eroe, forse ha bisogno di impegnarcisi un po’, di fare “pratica”, non credete?
E così ecco che si spreme, diventa tutto rosso, si concentra per minuti e minuti, e spesso si interrompe pure nel bel mezzo della poppata…
Poi finalmente ecco che il prodotto di tanto lavoro, esce da dove deve uscire e… è liquido o poco ci manca! E allora? Tutta ‘sta fatica?? Per due/tre cucchiai di cremina gialla o verde?? 🙂
Diciamoci la verità: la cacca di un bambino allattato non dà l’idea di essere difficile da evacuare.
Ma insomma, mettiamoci nei suoi panni!! Ve l’ho detto: non l’ha mai fatto prima, sta imparando. Il meccanismo con il quale ognuno di noi evacua, cioè elimina attraverso le feci le sostanze di scarto, si chiama “torchio intestinale”. In pratica, si tratta di un lavoro dei muscoli intorno all’ano, che “spremono” le feci fuori dal nostro corpo. Come tutti i lavori muscolari, c’è da imparare come farli, e quanta forza metterci, e questo per il bambino può non essere così automatico ed intuitivo.

Dobbiamo allora dargli una mano? No, assolutamente no! Bando a termometrini, gambi di prezzemolo, e per carità, a clisterini vari.
L’aiutino avrà l’effetto esattamente contrario di quello che ci prefiggiamo: il bimbo non potrà imparare dai segnali del suo corpo, ma rea

girà da uno stimolo esterno. Proprio il modo giusto per non renderlo “autonomo” in una funzione fisiologica che deve imparare a gestire da solo.

E se non la fa tutti i giorni?
Un bambino allattato di solito nelle prime settimane fa la cacca tantissime volte, anche ad ogni poppata, perché ha un riflesso ch
e si chiama “riflesso gastro-colico”. Grazie a questo riflesso, quando il latte scende nello stomaco, l’intestino si libera (leggi anche qua: http://www.consulenteallattamento.it/2016/02/insomma-ma-la-cacca-la-deve-fare-sempre-tutti-i-giorni-o-no/). Ma questo riflesso poi passa (pensate un po’ se rimanesse sempre!) e così i genitori iniziano a preoccuparsi perchè si sono abituati a tanta abbondanza di scariche e pensano alla stitichezza. In realtà, un bimbo allattato, dopo circa le 6 settimane, può stare diversi giorni (anche una settimana!) senza fare la cacca, perchè il latte materno non contiene “sostanze di scarto”, crea così poca massa fecale, e il pupo per così dire, ne “ammucchia” un po’ prima di buttarla via. Riprende di solito a farne di più all’introduzione dei cibi solidi.

Ci sono alcune rare situazioni – e sottolineo il “rare” – dove ci possono essere dei problemi di allattamento, o gestione delle poppate, che tra le varie altre cose si manifestano anche con cambiamenti nella cacca del pupo. Se quindi sei preoccupata o in dubbio, rivolgiti alla IBCLC; che farà un’analisi a 360° della situazione, per verificare che non sia niente di preoccupante, o mandarti dal pediatra per ulteriori accertamenti.

 


Quante cose usiamo e mettiamo sul nostro corpo senza chiederci cosa contengono e che effetto possono avere sulla nostra salute?
E quelle che usiamo per i nostri bambini?
In questo laboratorio teorico e pratico parleremo di:

  • Cosa c’è e cosa dovremmo evitare nei cosmetici e detersivi tradizionali
  • Quali sono le alternative della cosmetica naturale?
  • Come scegliere i cosmetici da usare sui bimbi (detergenti, idratanti, paste protettive, salviette umidificate) e sulla mamma, sia in gravidanza che dopo il parto?
  • Come autoprodurre in pratica i cosmetici più utili e usati per mamme e bambini!

con MAURA GANCITANO, scrittrice ed esperta in autoproduzione di cosmetici

Il laboratorio è anche PRATICO, perché impareremo a fare da sole alcuni dei cosmetici più usati in gravidanza e coi bimbi piccoli e poi li porteremo a casa per usarli!

Autoprodurremo insieme:

– oleolito di calendula
– pasta protettiva per la zona pannolino all’ossido di zinco

– tintura madre di calendula

e altri cosmetici utili per voi e il vostro bimbo!

Sarà anche possibile acquistare il nuovissimo libro di Maura, La cosmesi naturale per mamma e bambino, ed. Il Leone Verde, a prezzo speciale!

Costo del laboratorio: 24 euro

Quando: sabato 27 aprile

Orario: dalle 15.00 alle 18.00

I bambini naturalmente sono i benvenuti!

Prenotate via mail o telefono perché i posti sono limitati. Venite con abiti comodi (e sporchevoli se siete col vostro bimbo/a)

Si accetteranno le iscrizioni in ordine di arrivo.

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Oggi affrontiamo una delle domande più gettonate delle neomamme, domanda alla quale potresti ricevere 300 risposte diverse che possono gettarti nella totale confusione mentale: quanto tempo tenere il bambino al seno?

Quando io ho partorito, quasi 20 anni fa, era in voga ancora la rigidità dell’allattamento ad orari, quindi a noi neomamme dicevano di allattare ogni 3 ore e mezza, ed esattamente alle 9,00, alle 12,30, e così via.

Inoltre ci dicevano di tenere il bambino per 15 minuti a seno.

Anzi no, a me alcuni dissero 15 minuti per seno, ma alla mia vicina di casa dissero 10 minuti a seno, e ad un’altra ancora dissero 7 e 7. Dato che eravamo tutte neomamme alle prime armi, e passavamo ore nel giardino davanti casa parlando di pannolini, cacche, bavette e poppate, abbiamo disquisito parecchio sul tema senza riuscire a spiegarci il perché di tali discrepanze. Francamente non siamo riuscite a trovare una spiegazione valida, neanche chiedendola direttamente proprio a chi ci aveva dato tali indicazioni :).

Anche se le informazioni sull’allattamento e la sua fisiologia hanno fatto passi da gigante nel nostro Paese negli ultimi anni, questa storiella del guardare l’orologio quando si inizia la poppata, ancora circola ampiamente: sopravvive resistendo stoicamente al progredire della scienza, confondendo non poche mamme che si chiedono ancora come mai i loro pupi nascano senza un orologio interno. E che motivi si adducono oggi come 20 anni fa?

Una delle motivazioni addotte spesso era ed è ancora che se il pupo sta troppo tempo, allora fa venire le ragadi o “macera” i capezzoli…

Le indicazioni che puoi sentire vanno dai 5 minuti per seno, ai 7, 10, 15, o addirittura 15 minuti per entrambi i seni, divisi equamente (e, mi viene da chiedere, come posso fare se non ho la lancetta dei secondi sull’orologio??).

Quale realtà scientifica c’è dietro queste prescrizioni?

La gente che dice ‘ste cose probabilmente non solo sa ben poco di allattamento (io lo chiamo infatti il TEST N° 1 SULLA COMPETENZA), ma neanche ha mai allattato :). Infatti, nel 90% delle volte, il dolore peggiore la mamma lo sente nei primi DIECI SECONDI, all’attacco, e semmai dopo qualche minuto ne sente un pò meno. E poi, cosa mai avrà in bocca la creatura, per macerare la pelle? Ma per piacere…

Se c’è dolore o ragadi il problema non è nella durata della poppata ma nella sua qualità. Dobbiamo quindi andare a vedere COME si attacca il bimbo, non per quanto tempo.

Esiste allora davvero un motivo valido per dare una cadenza al tempo per tenere i bambini al seno a ogni poppata?

La risposta è un categorico NO.

Intanto usiamo la testa: gli orologi sono beni relativamente moderni, e di lusso fino ad almeno un secolo fa. All’epoca delle nostre bisnonne, forse al massimo il marito, l’uomo di casa, aveva l’orologio, ma figurati se la donna greca o romana o dell’età della pietra avesse un modo per contare i minuti!!

La prima riflessione quindi è: se la Natura avesse previsto che era necessario contare i minuti, non ci avrebbe provviste, che so, di un cronometro incorporato nella tetta?

Seconda riflessione: quando il tuo bambino si attacca al seno, fa sempre “pranzi”? Cioè, possibile che debba prendere sempre la stessa quantità e qualità di latte e nello stesso tempo? Se questa regola valesse per gli adulti, la nostra vita sarebbe molto diversa…

Invece, noi facciamo pranzi e cene, ma anche colazioni, a volte con calma seduti a tavola, altre volte in piedi di fretta con un caffè veloce… Anche un lattante ha momenti in cui deve prendere di più, e altri in cui ne vuole meno, e ci mette dei tempi diversi.

E quando ci mettiamo a tavola, ognuno di noi adulti ha tempi estremamente diversi: fai la prova stasera quando vi metterete a tavola, uno di voi finirà sicuramente prima :).

Butta via allora gli orologi!

Se il tuo bimbo cresce bene e tu non hai dolori all’attacco e/o durante la poppata, tutto procede bene e non c’è bisogno di guardare i tempi.

I bambini si autoregolano perfettamente.

Nella fase neonatale o se ci sono problemi di attacco o posizione (che portano a dolori, ragadi, mastiti, ecc) o se il bambino sta attaccato per molto tempo (molto più di mezz’ora) e poi appare sempre insoddisfatto, in questi casi particolari hai probabilmente bisogno di farti vedere da una Consulente in allattamento e verificare se nella gestione dell’allattamento c’è qualche correzione da apportare. E probabilmente senza dover guardare l’orologio 🙂

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Martina Carabetta, IBCLC (Consulente Professionale in Allattamento Materno)

Latte & Coccole – Roma

I social iniziano a riempirsi di messaggi di mamme in ansia: “aiuto mamme! Mio figlio ha 37.8.. 38.4… 39… Cosa gli do’?”
Ma davvero serve subito un farmaco per abbassare la febbre? E, l’informazione essenziale è davvero “ha la febbre” o altro?

Oggi  siamo di fronte alla cosiddetta “febbre-fobia”, che da anni ha portato purtroppo a un eccesso di corse al pronto soccorso, ingorghi nelle sale d’aspetto dei medici, e all’aumento di casi di sovra dosaggi e effetti collaterali anche nei bambini.

Vediamo intanto COSA E’ REALMENTE LA FEBBRE.

La febbre non è una malattia.

La febbre è la risposta naturale organica piuttosto a qualcos’altro, e nella maggior parte delle volte in un bambino è la risposta ad un virus o un batterio.

Normalmente la temperatura basale è circa 36,5° (decimo più, decimo meno, perché nell’arco della giornata varia, così come varia un pochino di persona in persona). Quando però il nostro organismo viene attaccato da un patogeno (cioè un germe che provoca un malanno), ecco che il nostro corpo reagisce e si dà da fare per combatterlo, e la prima avvisaglia è il rialzo della temperatura. È febbre se è oltre i 37°, ma dovete ricordare che se misurate la temperatura rettale, dovete aggiungere mezzo grado alla temperatura basale; di sera poi, di solito la temperatura è un po’ più alta in generale, quindi un bimbo che per via rettale alle 8 di sera ha 37,5° è ancora normale. In generale però io evito di usare termometri di vecchia generazione per via rettale, perché c’è sempre un minimo rischio se il bimbo si muove… In realtà, poi, non è così importante sapere se ha 38° o 38,5°, ma come sta in generale e che sintomi ha. Infatti è molto più seria e allarmante la situazione di un bambino evidentemente in uno stato di malessere e senza febbre, piuttosto di quello vispo e reattivo che ha la febbre!!

Se vogliamo quindi dare indicazioni concrete al pediatra per dargli gli strumenti per valutare la situazione, dobbiamo informarlo su tutti i sintomi a carico del bambino, come per esempio il naso che cola, tosse grassa o secca, occhi arrossati, respirazione, stato generale del bambino, e via dicendo. Infatti dire semplicemente “dottore, il pupo ha la febbre”, per il dottore significa che il piccolo forse sta combattendo contro qualcosa, ma ancora non gli abbiamo dato alcuna informazione per capire cosa.

Perché il corpo rialza la temperatura?

Come dicevo sopra questo accade perché, proprio grazie all’aumento della temperatura corporea, il sistema immunitario produce più cellule specifiche che servono a far fronte alla malattia e il calore aiuta a distruggere i germi e a impedirgli di moltiplicarsi.

Se ci accaniamo contro la febbre senza altri motivi quindi, rischiamo di fare il gioco della malattia.

Cosa fare se il bambino ha la febbre?

Spesso il bambino ha la febbre ma continua a giocare e saltare dappertutto: è evidente che non stia poi così tanto male allora :). In tal caso allora non dovete fare nulla. Non lo portate al Pronto Soccorso! E non chiedete al social! La valutazione va fatta da un medico, e non online. È anche totalmente inutile diventare matti per reperire il pediatra e trascinarlo a casa al minimo accenno per una visita. Sono i sintomi che vi devono dire se allarmarvi o meno, non la temperatura.

E se sale oltre i 38,5°?

La soglia dei 38,5° è stata spacciata come il limite massimo oltre il quale bisogna intervenire.

Questo non è vero a priori. Spesso si citano le convulsioni febbrili, e si dà il paracetamolo (Tachipirina) per paura che sopra i 38 e mezzo il pupo avrà le convulsioni. In realtà le convulsioni di solito si presentano quando le variazioni di temperatura sono molto veloci quindi la prima volta che vengono è piuttosto difficile anticiparle. Certo, vi tolgono 2 anni di vita, ma nel 70% delle volte il bambino non ne avrà mai più nessun altro episodio (e sono un fenomeno piuttosto frequente nei bambini!). Si tratta solo di una reazione del sistema nervoso, che non avrà alcun effetto permanente sulla salute del piccolo. Dopo i 5-6 anni, non si presentano più. Solo se il piccolo ha già avuto un episodio, allora il vostro pediatra vi dirà come comportarvi.

Se non vuole mangiare?

Tu hai voglia di mangiare quando stai male? Probabilmente no… Infatti la fame passa naturalmente in molti malanni e c’è un motivo. Infatti la digestione è un processo piuttosto impegnativo per il corpo, che saggiamente preferisce risparmiarsi tale compito, e dedicarsi piuttosto alla guerra al germe. Appena la malattia passa, la fame torna.

Questo accade anche nei bambini.

Se il bambino è molto piccolo, va informato subito il pediatra e monitorato lo stato di idratazione. Se la mamma allatta, di solito il pupo si attacca al seno molto più spesso, e in particolare nelle affezioni gastrointestinali, il latte materno è una delle poche cose che riesce a tenere nello stomaco.

Se il bambino è più grande, si può provare ad offrire liquidi a piccoli sorsi, ma senza forzarlo. Ok, potrà calare un pochino di peso, ma lo riprenderà prestissimo appena si rimette.

Se supera i 3 giorni, posso dargli l’antibiotico?

Assolutamente no! L’antibiotico va dato solo dopo che il bambino è stato visitato dal suo pediatra.

Molti malannucci virali fastidiosi ma sostanzialmente innocui, possono dare febbre anche per 3 o 4 giorni, ma sono appunto virali e quindi non solo l’antibiotico non serve, ma rischiamo di creare delle resistenze per cui se un giorno fosse davvero necessario, il farmaco giusto potrebbe non fare più l’effetto desiderato. L’antibiotico va sempre prescritto dal medico, preso per tutto il tempo indicato, e mai dato perché “la volta precedente ha preso questo”.

Se vi interessa l’argomento, leggete anche questi articoli:

http://www.uppa.it/paolomoretti/dett-faq.php?id_faq=2445

http://www.lastampa.it/2011/11/03/scienza/benessere/medicina/febbre-il-miglior-alleato-contro-le-infezioni-jPzAncalRTQjD47eOzDWRM/pagina.html

http://www.uppa.it/dett_articolo.php?idr=9&ida=149&idb=0

http://www.uppa.it/dett_articolo.php?idr=9&ida=147&idb=0

Latte & Coccole ti invita all’ INCONTRO-DIBATTITO

PORTARE I BAMBINI: COME, QUANDO E PERCHÉ

– Perché mio figlio non vuole stare mai nella carrozzina?

– Come posso portarlo senza stancarmi la schiena?

– Perché mi sta sempre in braccio?

– Come si usano le fasce o altri strumenti?

– Come faccio a fare le faccende di casa se strilla appena lo metto giù?

– Come uscire quando arriverà il freddo o la pioggia senza armare un esercito?


Lunedì 4 novembre dalle 16,30 alle 18,30

con Veronica Ghiglieri,

Consulente certificata della Scuola del Portare.

Incontro informativo gratuito sul tema del portare i bambini.
L’incontro è rivolto a futuri e neogenitori, ai nonni/zii, agli operatori nel campo della maternità e nascita, della genitorialità, dell’infanzia e a tutte le persone interessate a conoscere o approfondire l’importanza del portare i bambini a contatto.

Verranno illustratati la fisiologia e il bisogno di contatto del bambino, gli aspetti salienti e i benefici del portare, le modalità ed i supporti più adeguati per portare i bambini bene ed in sicurezza, il portare come percorso di relazione con il bambino.

Sarà possibile visionare diversi supporti per portare (fasce, mei tai, marsupi ergonomici) e ricevere risposte a dubbi e domande e informazioni sui corsi con le consulenti.

A seguire organizzeremo i corsi pratici per imparare concretamente le legature e utilizzo dei vari supporti, divisi in base alle vostre esigenze ed età dei bambini.
Lunedì 11 novembre CORSO PER IL PORTARE DAVANTI, PER FUTURE MAMME E PAPA’ E GENITORI DI BIMBI FINO A 3-4 MESI.

L’incontro è gratuito. E’ necessario prenotare via mail o telefono perché i posti sono limitati. Si accetteranno le iscrizioni in ordine di arrivo. Alla fine dell’incontro potranno essere acquistate le fasce –  Chiamateci per info sugli altri incontri 2013 – 2014!

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E SE POI PRENDE IL VIZIO?

 

Lunedì 22 OTTOBRE alle ore 11.00 e a alle ore  14.00 *

 

con Alessandra Bortolotti. autrice  del libro “E se poi prende il vizio?  Pregiudizi culturali e bisogni irrinunciabili dei nostri bambini” Ed. Leone Verde
 

– Perché mio figlio vuole stare sempre   in braccio?

– Devo farlo piangere?

– Perché mi sta sempre appiccicato?

– Lo sto viziando se allatto a richiesta?


 

Alessandra Bortolotti è psicologa perinatale e madre di due bimbe; si occupa da anni di  puericultura e di fisiologia di gravidanza, parto e allattamento. Consulente di numerose riviste e siti internet dedicati ai genitori, scrive su varie pubblicazioni scientifiche. Ideatrice e curatrice del sito www.psicologiaperinatale.it. Conduce incontri “dopo parto” in provincia di Firenze.

L’incontro è a offerta libera e volontaria. Gli spiccioli raccolti serviranno a pagare le spese per la trasferta dell’autrice. Prenotate via mail o telefono perché i posti sono limitati. Si accetteranno le iscrizioni in ordine di arrivo. Alla fine dell’incontro potranno essere acquistate copie del libro –  Chiamateci per info sugli altri incontri 2012!

* ATTENZIONE!!! I POSTI SONO QUASI ESAURITI! PRENOTATE PREFERIBILMENTE PER LE 14.00. SE NON POTETE ALLE 14.00 SCRIVETECI O CHIAMATECI SUBITO! POTREMO ACCETTARE ANCORA POCHE PRENOTAZIONI IN ORDINE DI ARRIVO.

SPECIFICATE ANCHE SE VOLETE UNA COPIA DEL LIBRO.

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Nell’ultimo secolo le condizioni di vita in Occidente sono cambiate in modo veramente incredibile. Peccato che come esseri umani abbiamo la memoria corta, e spesso non pensiamo a come vivevano anche solo i nostri bisnonni.

Grazie al miglioramento delle condizioni di vita, di alimentazione, abitative e sociali, abbiamo certo smesso o ridotto drasticamente di ammalarci di malattie dovute per es. ai parassiti o alle gravi carenze nutrizionali, eppure in Occidente siamo per certi versi molto meno sani di una volta.

In particolare c’è stato un aumento esponenziale di una serie di malattie anche molto serie, e la medicina in tutto il mondo sta cercando di capirne tutte le ragioni, per poterle prevenire prima che curare.

Alla fine egli anni ’80, l’epidemiologo britannico David Strachan ipotizzò che l’aumento di patologie allergiche come l’asma e il raffreddore da fieno, fosse dovuto al fatto che in Occidente i bambini sono molto meno esposti ai germi rispetto al resto del mondo e della storia dell’umanità. Inizialmente, come spesso accade, Strachan fu guardato con sospetto se non con ironia, ma andando avanti negli anni, molte ricerche hanno trovato risultati che riconducono proprio alla sua teoria, la cosiddetta “Teoria dell’igiene”.

In parole povere, la teoria dell’igiene dice che per via della minore esposizione ai germi nell’infanzia, in Occidente sono aumentati i malanni legati al sistema immunitario, sia in età infantile che in età adulta. Insomma, non abbiamo più occasione di entrare in contatto con una varietà di microrganismi, e farli “conoscere” al nostro “esercito”, le difese immunitarie. Inoltre la fissazione esagerata sulla “pulizia” e l’eliminazione dei germi ci ha portato danni invece che benefici: troppa pulizia non ci fa bene, ma male. (Abbiamo già parlato poi del fatto che viviamo normalmente in un ambiente dove vive la cosiddetta flora batterica, che generalmente non è patogena, anzi tiene a bada i germi cattivelli. I batteri non sono infatti sempre nostri nemici, anzi! Purtroppo ci è stato inculcato il concetto che batterio è uguale a malattia, ma questo è lontanissimo dalla realtà. La scienza ha calcolato che il rapporto batteri buoni o utili all’uomo contro batteri patogeni (cioè che portano le malattie) è di 1 a 30.000!!)

Il sistema immunitario, che è il nostro vero e proprio “esercito” e forza difensiva, se non può “farsi le ossa”, cioè allenarsi sui germi veri, non ha modo di diventare forte, e anche comincia a prendersela con quello che trova… per es con gli acari della polvere che diciamoci la verità, sono bruttarelli assai, ma alla fine che male ci fanno? … oppure col pelo di Fido e di Micio. In una normale casa, in verità, la flora batterica è difficilmente pericolosa. Bastano poi delle semplici accortezze come per esempio togliersi le scarpe sulla soglia quando si entra in casa (tra l’altro in questo modo il pavimento si sporca molto meno 🙂 ) .

Alcune ricerche hanno trovato (senza aspettarselo) che i primogeniti erano più soggetti ad asma, atopia e rinite allergica, rispetto ai figli successivi, e i ricercatori non si spiegavano il perché, dato che i fratelli hanno lo stesso DNA, vivono nello stesso ambiente, mangiano più o meno le stesse cose… La teoria dell’igiene risponde a questo dilemma: il secondogenito entra in contatto con più germi e flora batterica più ampia rispetto al 1° figlio, perché i genitori sono un po’ meno attenti forse, ma anche e/o soprattutto perché c’è il fratello che porta in casa più microrganismi (e anche “stranieri” per così dire) per via del fatto che va a scuola o frequenta altri bambini.

La stessa cosa si verifica coi bambini che entrano in contatto precocemente con altri bambini o che vivendo in condizioni disagiate hanno contratto malattie come l’epatite B o la salmonella, quelli che vivono insieme ad un animale domestico o da allevamento, o quelli che vivono in aziende agricole.

Tutto questo accade perché  in certe condizioni i bambini entrano in contatto con pochi germi, e il loro sistema difensivo (il sistema immunitario) non si è mai rinforzato in modo adeguato né ha fatto sufficiente “esperienza”.

Quindi, visto che abbiamo già la fortuna di vivere in ambienti estremamente più sani e puliti di quello che per buona parte della storia neanche i re si potevano permettere, non solo non serve cercare “il bianco più bianco”, o il pavimento asettico e “disinfettato” con il prodotto ad hoc antibatterico, ma addirittura se lo facciamo, creiamo un potenziale danno ai nostri figli .

Il pupo si mette le mani in bocca? I bambini lo hanno sempre fatto… e in casa che razza di schifezza potrà mai incontrare vostro figlio? Anche se non siete riusciti a lavare il pavimento questa settimana, alla fin fine vi troverà per lo più polvere atmosferica, residui di pelle e capelli, bricioline di cibo. Tutte cose che il suo organismo già conosce bene e non sono certo nemici pubblici della salute.  Se poi quel bambino è anche  allattato, proprio grazie al latte materno starà sviluppando al meglio il suo sistema immunitario e riceverà aiuto in più se dovesse averne bisogno.

Recenti ricerche hanno poi esteso il concetto della teoria dell’igiene oltre le malattie allergiche. Secondo tali studi, se il sistema immunitario “non ha niente da fare”, non se la prende solo con elementi esterni di per sé innocui come gli allergeni (pollini, alimenti ecc), ma con gli stessi nostri tessuti o organi. Questo spiegherebbe l’aumento delle patologie cosiddette “autoimmuni” nei Paesi più sviluppati: morbo di Chron, diabete, sclerosi multipla potrebbero essere in aumento proprio perché non facciamo lavorare abbastanza i nostri “soldatini” immunitari.

In attesa di ulteriori risposte dalla scienza, dovremmo forse riflettere sul fatto che il mondo in cui abbiamo la fortuna di vivere è già molto pulito, e non c’è bisogno di tanto accanimento nell’igiene.

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